Antipatici Antipodi - Anno 1983
Non la credevo certo così lunga
e obbligatoria questa strada ferrata,
che ci ha concesso dei rifornimenti
senza il miracolo di una fermata.
Davanti a me solo una vecchia donna,
mangia panini e parla di suo figlio,
mi assomigliava,
sono tutti uguali gli occhi degli uomini verso l'esilio.
E sono questi gli antipatici antipodi
a metà tra il confine e la vacanza,
dove non basta sommare chilometri
per definire la lontananza,
verso questa terra di nessuno,
dove la solitudine forse
darà ancora dei frutti,
perché è impossibile mettere radici qui,
come è impossibile tornare tutti.
E così resto incollato a un treno,
attaccato agli alberi che volano via,
con il pericolo della paura
ma senza il vizio della nostalgia.
Resto a guardare le pianure molli,
e le colline, le tane di conigli,
già più lontana,
sembrano stanchi gli amici di chi sta in esilio.
In questa patria solamente astratta,
dove gli indigeni però sono tutti dalla nostra parte
perché abbiamo le loro stesse belle facce asimmetriche
e passiamo il tempo a preparare le carte.
In qualche modo faranno arrivare
le nostre dolci promesse di guerra,
da questi antipatici antipodi
a tutto il resto della terra.
Non ho lasciato a casa neanche un vuoto
neanche il mio doppio a farvi compagnia,
il mio futuro, il mio passato remoto,
non saranno pratiche da polizia,
davanti a me una vecchia donna dolce,
mi offre un panino pieno d'insalata,
io la ringrazio
e poi mi fa un segno, c'è una ginestra sulla massicciata.
La notte mi sopporta di più
se la cammino con le scarpe di gomma.
Non chiude le finestre per me
mi fa vedere la sua madonna.
Io non ti conoscevo, no,
ma tu ti accendi una sigaretta
e da vicino hai l'aria di una donna,
nata quasi da una settimana.
Davanti a noi ci sono dei fantasmi
ma camminano troppo veloci.
Dei vecchi amici ormai rimasti indietro
sento solamente le voci.
Ma è forse il diavolo che ti manda, penso,
e forse non siamo noi che passiamo il tempo.
E' certamente lui che passa noi
mentre vigliacco già si allontana
da questa notte americana.
Amore mio, che luci che ci sono
i fari di malinconia
Un'altra volta registreremo il suono
per ora basta la fotografia
di questa notte chimica e veloce
piena di cocacola frizzante e puttane
Di questa notte tutta nostra
ma tutta americana.
E l'allegria non è soddisfazione
ma è la mancanza di un albergo.
Gli oggetti ormai ci sono troppo ostili
è meglio stare allo scoperto.
Ed io ti bacio le dita
e certamente non ti rivedo
E proprio solo cinema la nostra vita
e a tutto il resto poi io non ci credo.
E mentre mancano alcune ore
all'obbligo della mattina.
La pioggia mi regala delle gocce
meravigliosa brillantina.
Forse siamo tutti nati per correre, penso,
mentre faccio una gran fatica
a staccare dall'asfalto di cioccolata
la mia suola di gomma metropolitana
in questa notte americana.
E solo la storia dei colori di una matita
che ha viaggiato già tanto per conto suo.
Si apre una finestra in un muro e via
e la storia dell'uomo che disegnava fumetti.
Lavorava la notte da solo nella sua stanza
una lampadina che scotta a tremila gradi.
Fuori c'è un'insegna un neon che si accende che si spegne
e si riflette in un occhio dell'uomo che disegnava fumetti.
Resto appoggiato all'aria che respiro
alla mia malattia, alla mia poltrona
non c'è differenza tra New York e Roma
per gli aerei dell'uomo che disegnava fumetti.
Disegnava molto spesso una ragazza con un certo nome
con i blue jeans abituati alla sorpresa.
Si scambiavano aria e la luce sembrava accesa
fare l'amore con un uomo a fumetti.
E una sera fu lei, fu lei che per scherzo pensò a una storia,
una notte a puntate colorata in rosa,
si levò i blue jeans e gli disse: "non hai più tempo vieni,
sei tu l'eroe di questa morte a fumetti".
Io sono solo appogiato all'aria che respiro
ho la mia malattia, ho la mia poltrona
no, non c'è bisogno di New York di Roma,
si cancella dovunque un uomo a fumetti.
Camminavano insieme e si scambiavano i colori,
dalla prima fino all'ultima puntata.
Poi lui si disegnò e scrisse nella nuvoletta:
"addio dall'uomo che disegnava fumetti".
Lei ereditò la sua raccolta, la sua lampadina,
una cassa di birre, il neon, le sigarette
si levò i blue jeans e gli disse:
"adesso abbiamo tempo, vieni"
quando lo ritrovò in un'altra storia a fumetti.
Non voglio mettermi il pigiama
Non voglio sprecare una canzone per
niente,
come tutti ho anch'io, come dire? la mia gente
non abita un posto, un posto non ce l'ha
però ha le orecchie e gli devo raccontare
di un vecchio e caro amico, il nome ce l'ho qui,
che è davvero un signore e neanche lo sa
non si mette il cappello, mai avuto un ombrello
però cammina dritto che mi sembra Gesù
ha un po' di tutto per sé meno che un vero letto
in dieci anni mai ha voluto darmi del tu
amico mio, gliel'ho detto, come fa lei a campare?
Lui ha preso qualche cosa o l'ha fatta rotolare
Dormo sul tappeto ma non per volare,
se guarda giù in fondo c'è pure lo scendiletto,
è persiano e ci scendo con il mio doppiopetto
e c'è ancora un'altra cosa che le debbo spiegare:
io non voglio mettere il pigiama, ha gridato
io non amo questo mondo e neppure lui mi ama...
io non voglio mettere il pigiama, io non amo questo mondo
e neppure lui mi ama, ha gridato, io non ...
"Lei sa non fumo sigarette e non leggo giornali,
non credo alle stelle, agli oroscopi individuali,
tutto quello che credo l'ha già creduto qualcuno
Un secolo in ritardo un altro al duemilauno
Sono un morto di sabbia senza ribellione,
e anziché che dei compagni ho messo su un bancone,
non l'avrei detto mai, non l'avrei mai creduto
ora che vuole che le dica un mercante venduto?"
E così è scoppiato in un pianto dirotto,
si è buttato per terra che poi è il suo letto,
è triste se piange un uomo con il doppiopetto
ma con le lacrime agli occhi si è addormentato.
Si è visto di tutto in un mondo senza stile
ma il pigiama ha ragione a non lo volerlo sentire
io il prigiama lascerò che me lo mettano in prigione
perché in pigiama non c'è ribellione
Io non voglio mettere il pigiama, ha gridato,
io non amo questo mondo e neppure lui mi ama...
io non voglio mettere il pigiama, io non amo questo mondo
e neppure lui mi ama, ha gridato, io non ...
La situazione era molto precisa
e richiedeva delle scelte precise.
Si camminava per i giorni e le notti
per colline e per strade non ancora decise.
La casa rossa ci aspettava la sera
per sistemare una questione di sguardi
da quel momento in poi agli appuntamenti
si era imparato a non giungere tardi.
La gioventù non è questione di anni
ma piuttosto di sassi nel cuore.
Se c'è una fionda si può sempre tirare
e rompere i vetri espropriando l'amore
di una città fatta ingiallire sui muri
da manifesti contro una galera
attacchinaggio contro la malattia
per la libertà e specialmente di sera.
Specialmente di sera può venire in mente
il rito noioso della sopravvivenza
chi ha più fiato di noi e risparmia alla gente
l'insonnia in cambio dell'indifferenza.
La situazione adesso è molto scontrosa
non chiede nulla ma si prende qualcosa
e ci incontriamo quasi solo di notte
con degli occhi che spesso ci riportano a casa.
La casa rossa ormai vuota da tempo
appannati gli specchi, più pesanti gli sguardi
gli appuntamenti sono spesso saltati
ma è possibile che sia troppo tardi.
Perché la gioventù non è questione di anni
ma piuttosto di sassi nel cuore.
Se c'è una fionda si può sempre tirare
e rompere i vetri espropriando l'amore
di una città fatta ingiallire sui muri
da manifesti contro una galera
attacchinaggio contro la malattia
per la libertà e specialmente di sera.
Specialmente di sera può venire in mente
il cancro terribile dell'indifferenza
chi è più sano di noi e sta rubando alla gente
la vita in cambio della sopravvivenza.
Villeneuve mi dicevano
era venuto dal Canada
e aveva lasciato per scherzo
nella pancia della madre
dieci o venti centimetri
inutili e assassini
che non servono a nulla nella vita
ai piloti e neanche ai fantini.
Perché i piloti per esempio
sanno di essere
per metà uomini
e per metà macchine
e per questo certo sono
più uomini degli altri,
ma certamente,
certamente molto più macchine.
Infatti non parlano mai del nostro meraviglioso futuro
e invece si ostinano come dei divertenti diavoli sconfitti
a cercare il centro del diamante più duro, la velocità,
che tante volte uno per uno li ha decorati e poi trafitti.
Villeneuve è un ragazzo sposato che ama molto scherzare,
con il volante in mano già molte volte è arrivato
a vedere la lama che sbuccia la vita dalla morte
mentre gli spettatori accendono la tivù
e l'autodromo si prepara ad un rischio in più
ad un rischio più forte.
Villeneuve piomba nell'aria
l'aria lo ha rivoltato,
come un animale nobile
arrivato al macello,
mentre il pubblico delle prove
ha un brivido a metà
tra la colpa e il piacere
per qualche cosa di bello.
Che è bello sapere che siamo delle bestie imperfette
e un poco del meglio che forse possiamo fare
è baciare le ragazze e poi, e poi tenerle strette
e poi amare molto Villeneuve e imparare a guidare.
Fra il vento dagli occhi verdi
scherzano gli angeli curiosi
mentre vicino a una Ferrari colorata di rosso
un pilota mangia fragole al limone
raccolte in un fosso.
Ha scambiato il cavallo e la sella
con un motore da corsa potente
la prateria è un asfalto bollente
che ha in cima una pompa bianca di benzina
sotto il sole grande d'agosto.
Sono colorati i piloti di formula uno,
colorati come le ciambelle
le ciambelle che cuociono nel forno
verso mezzogiorno
e odorano di pane.
Sono giovani piloti di formula uno,
giovani come un cane o un'ape nel giardino,
che saltano quando spunta il giorno
per spegnere la notte
e il cielo sembra lì così vicino.
Il tempo è poco
il fuoco, il lago, il cielo,
un arcobaleno azzurro si è disteso
mentre offre una birra ghiacciata Villeneuve
che è vicino a un traliccio
e palpa il sole con le mani.
Correndo in prova è volato,
come uno straccio sul prato.
A 200 chilometri all'ora
nessuno lo ha fermato.
La vita è stata breve quest'anno
non (?) spalerà più la neve.
Aspetto, aspetto,
aspetterò ancora.
Per svernare con amore
da tutti i giorni della vita
solo sulla mano
E una ragazza esce di corsa dalla porta
per strappare le penne al vento
e andarsene lontano.
Tutte le pecore ormai sono disperse,
di là dal ponte l'aria è piena di terra
mentre tra la polvere alta e il mare
passano rapidi i piloti uno per uno,
da Borzacchini a Villeneuve,
a Villeneuve ...
Sono forti campioni di formula uno,
quando girano, girano, girano intorno
alla fitta siepe della gente impazzita
e chiusi dentro a una corazza
si giocano la vita.
Era per imbarcarmi che,
a questo porto ero venuto
conoscitore di caffé, soltanto,
e a tutto il resto sconosciuto.
Ma il primo giorno forse fu
la troppa nebbia a spaventarmi
o il fiato della gioventù, ancora caldo
che non smetteva di tentarmi.
Poi cominciai a contare i mesi
in faccia a molti marinai
ma l'amicizia ci curava
quanto una maledetta birra
perché loro andavano per mare
io non partivo mai.
E fu per arrangiarmi che
divenni un giorno capitano
ma solamente di un caffé sul porto
vicino al mare ma lontano.
Ci studiavamo diffidenti
io, vecchio straniero senza nave
lui le sue onde intransigenti
di fronte a me
come in un rebus senza chiave.
Ma nelle notti di tempesta
che andavo incontro ad ubriacarlo
pieno di wisky e giuramenti
e di richieste di pazienza
finché lui non perdono più
la mia falsa partenza.
Ed una notte mi sembrò
che mi chiamasse col mio nome
dicendo: "ti concederò la pace
ma ad una giusta condizione"
e così mi convinse
ad andargli sempre più vicino
poi dentro fino alla metà del corpo
e poi più in là fino al mattino.
La mia condanna è di vagare
lungo le coste d'Inghilterra
senza trovare mai riposo
in un paradiso marinaio
perché ho preso il mare, si,
ma camminando sulla terra.