Aspettando Godot - Anno 1972



Aspettando Godot

Vivo tutti i miei giorni aspettando Godot, dormo tutte le notti aspettando Godot.
Ho passato la vita ad aspettare Godot.
Nacqui un giorno di marzo o d'aprile non so, mia madre che mi allatta è un ricordo che ho, ma credo che già in quel giorno però invece di poppare io aspettassi Godot.
Nei prati verdi della mia infanzia, nei luoghi azzurri di cieli e acquiloni, nei giorni sereni che non rivedrò io stavo già aspettando Godot.
L'adolescenza mi strappò di là, e mi portò ad un tavolo grigio, dove fra tanti libri però, invece di leggere aspettavo Godot.
Giorni e giorni a quei tavolini, gli amici e le donne vedevo vicini, io mi mangiavo le mani però, non mi muovevo e aspettavo Godot.
Ma se i sensi comandano l'uomo obbedisce, così sposai la prima che incontrai, ma anche la notte di nozze però, non feci nulla aspettando Godot.
Poi lei mi costrinse ed un figlio arrivò, piccolo e tondo urlava ogni sera, ma invece di farlo giocare un po', io uscivo fuori ad aspettare Godot.
E dopo questo un altro arrivò, e dopo il secondo un altro però, per esser del tutto sincero dirò, che avrei preferito arrivasse Godot.
Sono invecchiato aspettando Godot, ho sepolto mio padre aspettando Godot, ho cresciuto i miei figli aspettando Godot.
Sono andato in pensione dieci anni fa, ed ho perso la moglie acquistando in età, i miei figli son grandi e lontani però, io sto ancora aspettando Godot.
Questa sera sono un vecchio di settantanni, solo e malato in mezzo a una strada, dopo tanta vita più pazienza non ho, non posso più aspettare Godot.
Ma questa strada mi porta fortuna, c'è un pozzo laggiù che specchia la luna, è buio profondo e mi ci butterò, senza aspettare che arrivi Godot.
In pochi passi ci sono davanti, ho il viso sudato e le mani tremanti, e la prima volta che sto per agire, senza aspettare che arrivi Godot.
Ma l'abitudine di tutta una vita, ha fatto si che ancora una volta, per un momento io mi sia girato, a veder se per caso Godot era arrivato.
La morte mi ha preso le mani e la vita, l'oblio mi ha coperto di luce infinita, e ho capito che non si può, coprirsi le spalle aspettando Godot.
Non ho mai agito aspettando Godot, per tutti i miei giorni aspettando Godot, e ho incominciato a vivere forte, proprio andando incontro alla morte, ho incominciato a vivere forte, proprio andando incontro alla morte.

 

Michel

Ti ricordi, Michel dei nostri pantaloni corti, delle tue gambe lunghe magre e forti e della rabbia che mi davano correndo tutti i giorni un po' più svelte delle mie.
Ti ricordi, Michel dei nostri soldatini morti, nella difesa eroica dei bastioni e seppelliti in una siepe con onori militari inventati lì per lì.
Ti ricordi, Michel del banco nero in terza fila, che ascoltò tutte le risate, di due bambini che vivevano in un sogno che non si ripeterà.
Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel.
Ti ricordi, Michel che a me piaceva Garibaldi, ma tu dicevi che era un buffone e che senz'altro non poteva sostenere il confronto con il tuo Napoleone.
Ti ricordi, Michel di come ti prendevo in giro, per l'erre moscia che ti era rimasta, solo ricordo della Francia e della tua prima casa, dei tuoi amici di lassù.
Ti ricordi, Michel di come era esclusiva la tenerezza che ci univa, e accompagnò la nostra infanzia fino ai giorni della nuova realtà.
Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel.
Ti ricordi, Michel di come a me dispiaceva, quando parlavi sempre di ragazze e delle voglie che avevi con due occhi un po' sottili che non conoscevo più.
Ti ricordi, Michel di quando i mei capelli corti, ti davano fastidio e dicevi, che se non la piantavo di fare il bambino tu con me non ci saresti uscito più.
Ti ricordi, Michel quel giorno che facemmo a pugni tornando a casa dalla scuola, con la cartella appogiata a una colonna a due passi dal palto.
Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel.
Ti ricordi, Michel il giorno che morì tua madre, che tu piangevi tanto che anche il cane che ti voleva così bene non aveva il coraggio di avvicinarsi un po'.
Ti ricordi, Michel che tristi erano quei giorni, io non sapevo proprio cosa dirti e che confusione avevo in testa e che stupore sul tuo viso e che voglia di partir.
Ti ricordi, Michel quei due saluti alla stazione e i lacrimoni venir giù, quando la macchina comincia a far pressione tu dovesti salir su.
Ti ricordi, Michel che fretta che avevano tutti, far partire la vettura, mentre lento il tuo vagone se ne andava ritornava la paura.
Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel.

 

L'isola verde

Vivere costa fatica, quando la vita è tutti i giorni uguale.
Vivere costa fatica, quando dai giorni non nasce nient'altro che male.
Ditemi come si fa, a vivere tutta la vita in questa città.
Di giorno sudore d'attrezzi, di notte cercar nelle strade le donne coi prezzi.
Arriva un mattino improvviso, una luce strana che entra da una finestra.
E sotto è sparito il cortile, c'è un'isola verde che tinge i miei occhi di festa.
Nessuno avrebbe esitato, a volare felice incontro ad un sogno così.
E l'aria riempie il palato, la terra raccoglie le ossa di un uomo impazzito.
Mi chiamano pazzo perché, ho sempre in mente di andarmene dalla città.
Di andarmene a vivere là, nell'isola verde della mia felicità.
Laggiù mi aspetta Maria, la donna che ho sempre sognato e non è stata mia.
Mi aspetta dentro una casa, piena di luci, di fiori, dipinta di rosa.
Laggiù mi aspettano giorni, pieni di sole, colore e di allegria.
Laggiù saprei dimenticare, i muri guardiani che oggi mi fan compagnia.
Ma, non vogliono ch'io viva là, nell'isola verde della mia felicità.
Vogliono che viva qui, vestito di bianco e costretto a rispondere si.

 

Borghesia

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.

Sei contenta se un ladro muore se si arresta una puttana
se la parrocchia del Sacro Cuore acquista una nuova campana.
Sei soddisfatta dei danni altrui tieni stretti i denari tuoi
assillata dal gran tormento che un giorno se li riprenda il vento.
E la domenica vestita a festa con i capi famiglia in testa
ti raduni nelle tue Chiese in ogni città, in ogni paese.
Presti ascolto all'omelia rinunciando all'osteria
cosi grigia così per bene, ti porti a spasso le tue catene.

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.

Godi quando gli anormali son trattati da criminali
chiuderesti in un manicomio tutti gli zingari e intellettuali.
Ami ordine e disciplina, adori la tua Polizia
tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare.
Sai rubare con discrezione meschinità e moderazione
alterando bilanci e conti fatture e bolle di commissione.
Sai mentire con cortesia con cinismo e vigliaccheria
hai fatto dell'ipocrisia la tua formula di poesia.

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia. 

Non sopporti chi fa l'amore più di una volta alla settimana
chi lo fa per più di due ore, chi lo fa in maniera strana.
Di disgrazie puoi averne tante, per esempio una figlia artista
oppure un figlio non commerciante, o peggio ancora uno comunista.
Sempre pronta a spettegolare in nome del civile rispetto
sempre lì fissa a scrutare un orizzonte che si ferma al tetto.
Sempre pronta a pestar le mani a chi arranca dentro a una fossa
sempre pronta a leccar le ossa al più ricco ed ai suoi cani.

Vecchia piccola borghesia, vecchia gente di casa mia
per piccina che tu sia il vento un giorno ti spazzerà via.

 

Quello che mi resta

Quello che mi resta dei tuoi giorni sono queste note tristi che si inseguono nell'aria e disegnano il tuo viso.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è quell'ultimo sorriso regalato un momento prima di andare via.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è solo la malinconia.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è la smania di uscire anche se so che non c'è nessuno fuori che m'aspetta.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è la fretta di riuscire a dormire ogni notte senza ripensare a te.
Quello che mi resta è il ricordo dei tuoi baci su di me.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è il rimpianto disperato di non averti fermato quando stavi andando via.
Quello che mi resta dei tuoi giorni sono le parole dolci che mi riempiono la gola e che oramai non posso dirti.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è il desiderio di riaverti.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è il nulla dei tuo scarno addio senza parole senza baci come se fosse normale.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è la triste sicurezza che non mi è mai importato nulla di chi di noi avesse torto.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è solo il senso d'esser morto.

 

Il tempo dell'illusione

Quando un padre riderà soddisfatto del tuo cranio di bambino
e una madre piangerà sul mistero della sua maternità
e la calda intimità col nulla ormai sarà finita
sarà giunto anche per te il tempo della vita
sarà giunto anche per te il tempo della vita.

Quando l'ombra di una donna leggerà nel tuo viso la paura
e il suo corpo ti dirà che è notte, il suo sorriso che è mattina
quando la vedrai sfiorire come un albero che muore
sarà giunto anche per te il tempo dell'amore
sarà giunto anche per te il tempo dell'amore.

Quando il sonno resterà il solo amico che ti salva una giornata
e vedrai fuggire via dalla tua casa i resti della gioventù
e arriverai fino a sperare che un tuo parente muoia
sarà giunto anche per te il tempo della noia
sarà giunto anche per te il tempo della noia.

Quando i vetri di una stanza resteranno le tue sole passegiate
e i figli e i nipoti rideranno delle tue guance scavate
e per scherzo giurerai di sentirti proprio forte
sarà giunto anche per te il tempo della morte
sarà giunto anche per te il tempo della morte.

Quando dopo tutto questo cercherai una ragione od un pretesto
per convincere qualcuno che il dolore tu non l'hai vissuto invano
e ti appagherai del senso che ti darà una religione
sarà giunto anche per te il tempo dell'illusione
sarà giunto anche per te il tempo dell'illusione.

 

Quelli come noi

Io e un mio amico
delle volte ci troviamo
e ci diciamo che:
quelli come noi
che son venuti su un po' strani
e hanno avuto sempre
poche donne per le mani
e covano le loro solitudini
in segreto quasi con gelosia
lasciandosi un po' andare
solo davanti al vino forte di un bicchiere.
Quelli come noi
così timidi e ambiziosi
piuttosto silenziosi
e sempre con la testa piena
di musica di arte e grandi amori
e solo poche volte fan festa
e spesso invece cantano
perchè non hanno è quello che gli resta
Quelli come noi
che non valgono niente
quelli come noi
che non gli si darebbe un soldo
Invece,
quelli come noi
diciamo che valgono molto
e basterà che un giorno
trovino un po' di forza
e aiuteranno gli altri a dare un calcio al mondo
e prenderanno a pugni il Re e lo Stato
calpesteranno il dio per cui ogni libertà si fa peccato.
Perchè,
quelli come noi
non han rispetto per nessuno
non credono più a niente
e solo hanno il difetto
di essere nati un giorno tra i vigliacchi
tra i vinti dalla forza della vita
e di scordarselo soltanto
davanti a una bottiglia ormai finita.

 

Quanto amore

Quanto amore, quanto amore che ho cercato.
Quante ore, quante ore che ho passato,
accanto a un termosifone per avere un poco di calore.
Quanto amore, quanto amore che ho cercato.
Quanti oggetti, quanti oggetti che ho rubato,
mentre nessuno vedeva, mentre, nessuno mi guardava.

Quanto amore, quanto amore che ho cercato.
Dietro i vetri gialli e sporchi di una stanza,
che aprono una città di ferro, senza voce, e senza una parola.
Quanto amore, quanto amore ho riversato.
Nelle cose più impensate e più banali,
facendo collezione di farfalle o di vecchi giornali.

Le persone che ho fermato per la strada,
sinceramente possono testimoniare,
quanto amore ho cercato, ieri, prima, di essermi impiccato,
ieri, prima di essermi impiccato.
Quanto amore, quanto amore, quanto amore, che ho cercato ...

 

Angoscia metropolitana

Dentro a un cielo nato grigio, si infilzano le gru
ricoperte dalle case, le colline non si vedon più.
Sulle antenne conficcate nella crosta della terra
corron nuvole frustate, come va un esercito alla guerra.
E la voce che mi esce, si disperde tra le case,
sempre più lontana, se non la conosci, è l'angoscia metropolitana.

Le baracche hanno lanciato, il loro urlo di dolore,
circondando la città, con grosse tenaglie di vergogna.
Ma il rumore delle auto, ha già asfissiato ogni rimorso,
giace morto sul selciato, un bimbo che faceva il muratore.
E la voce che mi esce, si disperde tra le case,
sempre più lontana, se non la conosci, è l'angoscia metropolitana.

Nelle case dei signori, la tristezza ha messo piede,
dietro gli squallidi amori, l'usura delle corde ormai si vede.
Come pere ormai marcite, dal sedere troppo tondo,
le fortune ricucite, mostrano i loro vermi al mondo.
E la voce che mi esce, si disperde tra le case,
sempre più lontana, se non la conosci, è l'angoscia metropolitana.

Fai un salto alla stazione, per cercare il tuo treno,
troverai disperazione, che per venire qui lascia il sereno.
Fai un salto alla partita, troverai mille persone,
che si calciano la vita, fissi dietro un unico pallone.
E la voce che mi esce, si disperde tra le case,
sempre più lontana, se non la conosci, è l'angoscia metropolitana.

La campagna circostante, triste aspetta di morire,
per le strade quanta gente, è in fila per entrare o per uscire.
Chiude l'ultima serranda, poi la luce dice addio,
la città si raccomanda, la sua sporca anima a dio.
E la voce che mi esce, si disperde tra le case,
sempre più lontana, se non la conosci, è l'angoscia metropolitana.

 

Quando la morte avrà

Quando la morte avrà,
addolcito un po' il tuo viso
che tante volte già
mi aveva intimorito,
e tu mi chiederai un ultimo sorriso,
un gesto di pietà
che avrai non meritato.
Quando la morte avrà
allentato un po' le braccia
che tante volte già
mi avevano piegato
e tu ricercherai
i miei capelli la mia faccia
per farmi la tua prima
ed ultima carezza.

Allora ti amerò
allora quando avrai
la tenerezza che
non hai avuto mai.
Allora ti amerò
ma tu non lo saprai
e per tutti e due sarà
troppo tardi ormai.

Quando la morte avrà
fatto abbassare gli occhi
che tante volte già
mi avevano ferito
col disprezzo di chi
non ha mai chiesto aiuto
e tutto ciò che ha
se lo è costruito.
Quando la morte avrà
disperso i tuoi discorsi
che tante volte già
mi avevano mentito
e la sincerità
del tuo nuovo silenzio
potrà farmi scordare
di averti mai sentito.

Allora ti amerò
allora quando avrai
l'umiltà che
non hai avuto mai.
Allora ti amerò
ma tu non lo saprai
e per tutti e due sarà
troppo tardi ormai.

Quando la morte avrà
scacciato la paura
che per tutta la vita
ti è stata concubina
e avrà fatto di te
il più grande di noi
l'eroe che si rallegra
della guerra vicina.
Quando la morte avrà
sconfitto il compromesso
cui la meschinità
ti aveva condannato
e il lampo dei tuoi occhi
si mostrerà contento
di vivere da uomo
almeno un momento.

Allora ti amerò
allora quando avrai
il coraggio che
non hai avuto mai.
Allora ti amerò
ma tu non lo saprai
e per tutti e due sarà
troppo tardi ormai.