Dalla Parte del Torto - Anno 2000

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Nessun uomo è un uomo qualunque

Nessun uomo è un uomo qualunque
la sua valigia può essere piena
di un regalo rubato in fretta
di una rosa da portare a cena
a una moglie, a una donna che aspetta
Nessun uomo è un uomo qualunque
la sua valigia può essere piena
di un pigiama portato in galera
di una giacca voltata due volte
libertà e povertà in una sera
Nessun uomo è un uomo qualunque
la sua vita può essere piena
di un dolore che gli brucia il petto
e che gli fa piegare la schiena
di un dolore che noi gli dobbiamo pagare in rispetto.
Nessun uomo è un uomo qualunque
la sua testa può essere piena
del ricordo di un sogno da dire
quei pensieri che non servono a niente
ma si baciano un po' l'avvenire.
Nessun uomo è un uomo qualunque
la sua vita può essere piena
di un respiro che gli fotte il petto
e gli fa indolenzire la schiena
del silenzio del mondo che compie un delitto perfetto.
Nessun uomo è un uomo qualunque
il suo corpo può essere pieno
di un amore cercato da tanto
di un amore pensato di corsa
di un amore che non perde il treno.
Nessun uomo è un uomo qualunque
la sua vita può essere piena
di un amore che gli brucia il sesso
e che gli fa inarcare la schiena
di un amore che noi gli dobbiamo pagare adesso.

 

Folkstudio

E poi del resto la gente nei bar
vuole battere i piedi,
e scaldarsi di fiati e risate...
col freddo che c'è
e la musica è carta da zucchero
in mani bruciate
a scandirsi un bel tempo di vita
che vita non è
Ed è chiaro che i giorni che passano
lasciano il segno
nelle tasche nei pugni nei sogni
negli occhi che ho.
poi m'incanto, mi fermo e magari
m'invento un disegno
carta verde, lontana, gonfiata
da un vento del sud
E' lontano quel fiato di mare
e sei lontano anche tu
e non è proprio questione d'amore
è qualcosa di più.
E' qualcosa che rompe le tasche
senza fare din din
una musica sciocca che esce
da un bel telefilm
respirare nel cielo del mondo
e non poterlo toccare
l'allegria è un pallone rotondo
che non sa dove andare
E del resto la gente alla fine
vuole muovere i piedi
e scalare montagne davvero
più alte di te
che rimani col fiato di vino
a soffiare vetrate
la tua musica un soldo di zucchero
che aspetta un caffé
C'è di nuovo la luna nel cielo
forse è la TV
non è proprio questione d'amore
è qualcosa di più.

 

Dalla parte del torto

E quando proverete a ridere del vostro dolore
con quei denti bellissimi che vostra madre vi ha dato
Quando avrete bisogno di trattenere il fiato
per qualche miracolo o un disastro di più.
E quando riuscirete a piangere per uno stupido amore
con quegli occhi bellissimi che il mio amore vi ha dato
quando avrete una valigia con un bel sogno sciupato
da uno sguardo cattivo, una cattiveria di più.
Venitemi a trovare correte a perdifiato
per voi ci sarà sempre il mio cuore incantato
venitemi a cercare nel mio arcobaleno privato
tra il colore del futuro e quello del passato.
E quando avrete voglia di ascoltare una storia
con quelle orecchie bellissime che vostra madre vi ha dato
una storia che forse io ho dimenticato
ma è lo stesso comunque io la racconterò
E' la storia dell'uomo che scriveva il suo amore
con quelle dita bellissime che il mio amore vi ha dato
la scriveva nel mondo come una canzone
con quell'unica voce, quella voce che c'è.
Rimanete con me non scappate a perdifiato
per voi ci sarà sempre il mio cuore incantato
rimanete con me nel mio arcobaleno privato
tra il colore del futuro e quello del passato.
E quando proverete a stare dalla parte del torto
con quella voce bellissima che vostra madre vi ha dato
insieme a tutti quelli che non hanno giocato
neanche la prima mano né una mano di più.
E quando graffierete come cuccioli ribelli
con quelle unghie bellissime che il mio amore vi ha dato
In un giorno dorato, in un giorno fatato
leccando una ferita, una ferita di più.
Venitemi a trovare, correte a perdifiato
per voi ci sarà sempre il mio cuore incantato
venitemi a cercare nel mio arcobaleno privato
tra il colore del futuro e quello del passato.
E quando vi siederete dalla parte del torto
perché ogni altro posto sarà già stato occupato
con quel culo bellissimo che la mia donna vi ha dato
con quel culo che io non ho mai visto di più
Venitemi a svegliare e bussate a perdifiato
per voi ci sarà sempre il mio cuore incantato
forse malinconico ma mai rassegnato
una carezza alla luna alle stelle
e un pallone sul prato.

 

Il mondo è fatto a scale

Lo sai come si dice
che il mondo è fatto a scale
che c'è gente che scende
che c'è gente che sale
però se a salire ci vuoi provare tu
vedrai che troverai chi ti ributta giù.

E sul primo gradino ci stanno i disperati
che hanno avuto in dono la peggiore sorte
dietro di loro il vuoto il pozzo della morte
che odora un po' di pane per i troppo affamati
E per uno che sceglie l'odore e l'illusione
ed un altro che sale verso la redenzione
già dieci venti cento han preso il loro posto
in debito di fumo in credito d'arrosto.
Sul secondo gradino respiran gli sfiancati
con quel po' di polmoni che si son conservati
senza dirlo a nessuno per non esser stanati
e condannati come ladri dei propri fiati
Respirano pero' d'altro non fanno molto
non riescono nemmeno ad alzare gli occhi
ogni tanto qualcuno stramazza sui ginocchi
ma è solo per igiene che poi viene sepolto.
E sul terzo gradino i lavoratori
si pigiano perché nessuno resti fuori
dal loro grande viaggio che ha per meta finale
la fine dell'oltraggio il crollo delle scale
Nessuno vuol salire senza gli altri trecento
per chi vorrà tradire sarà l'isolamento
sarà uno scambio avaro e dopo la vittoria
sarà fama di baro, crumiro della storia.

Lo sai come si dice
che il mondo è fatto a scale
che c'è gente che scende
che c'è gente che sale
però se guardi in faccia quelli che vanno in su
vedrai che hanno qualcosa che non hai certo tu.

E sul quarto gradino ci stanno i negozianti
i bottegai gli usceri ed i rappresentanti
con tutti i loro figli da spingere in avanti
verso posizioni un po' più rilevanti
si guardano in cagnesco, si fanno gli occhi torvi
ed ai lamenti altrui sono del tutto sordi
e fanno a chi è più furbo a chi spinge di più
tanto che un po' ogni giorno qualcuno casca giù
E sul quinto gradino ci stanno gli impiegati
i piccoli burocrati, gli appena laureati
i preti di campagni, gli sbirri ed i soldati
gli intellettuali senza ombra d'intelligenza.
Convinti tutti quanti di essere qualcuno
con la divisa o meno e incarichi importanti
convinti tutti di valere quasi molto
che quel che è stato dato non sarà loro tolto.
E sul sesto gradino ci stanno i titolati
cioè i figli dei potenti bastardi o abbandonati
nobili decaduti e diseredati
principi re e sultani ormai detronizzati.
Non son molto diversi da quelli un po' più in giù
han solo soldi in meno e la superbia in più
e un solo desiderio, un gradino tutto loro
purché non sia il frutto del plebeo lavoro.
Lo sai come si dice che il mondo è fatto a scale
che c'è gente che scende e che c'è gente che sale
però se guardi in faccia quelli che piovon giù
ti accorgerai che sono proprio come sei tu.
Dopo il sesto gradino hanno messo un cancello
"bravo il nostro cretino" è scritto in un cartello
"e bravo il nostro fesso, sei giunto fino qua,
hai fatto un gran buon uso della tua libertà"
dopo il sesto gradino con una gran risata
ti aprono un tombino, ti danno una pedata
ed ecco in un secondo, testardo come un mulo,
che ti ritrovi in fondo col tuo calcio nel culo...

Lo sai come si dice
che il mondo è fatto a scale
che c'è gente che scende
che c'è gente che sale
però se accetti il gioco e sei anche tu della partita
ricorda che rinunci a dare un senso alla tua vita.

 

Riascoltando gli zingari felici
(Gianni D'Elia, Sulla riva dell'epoca, Einaudi 2000)

Claudio, sapessi
quanta malinconia
nell'attacco arioso del sax
quanta via
fatta dagli anni della nostalgia
quanta vita
riemersa ma vaga
una sola fitta strana
uno struggimento
nel movimento ampio del sax
che risoffia la sua fiammata
e riapre la ferita d'ogni giornata.

Claudio, sapessi
verso il mare
mentre il passo trasale
e i brividi
arrivano ai denti
come la canzone dei tuoi zingari
che suona più nel petto che nel sole
come i lividi
il languore e lo smarrimento
che risuona dentro
nel solco del cuore.

Claudio, quello non fu
il sogno di un momento
e fu l'amore
fu il sogno vero
fu il vento
di cambiare con la testa
il cuore la gioia
di fare della gioventù un portento.

No, venuta su in mezzo alle bombe
generazione
contro il muro dei padri schiantata
educata a un dolore senza amore
a sparare nello specchio
aizzata
per una giustizia di strada sbarrata.
non fosti
il sogno di un momento
generazione.

Claudio, sapessi
quanta malinconia
nel sax
che risoffia la sua fiammata
e riapre la ferita d'ogni giornata
per quegli anni già pieni d'energia
per la speranza comune a ogni cuore
che risuona più nel petto che nel sole
come i lividi, il languore e lo smarrimento
stracciata nel vento col suo amore.

Claudio, ricanta la nostra canzone.

 

Analfabetizzazione

La mia madre l'ho chiamata sasso,
perché fosse duratura sì,
ma non viva.
I miei amici li ho chiamati piedi,
perché ero felice solo
quando si partiva.
Ed il mio mare l'ho chiamato cielo,
perché le mie onde arrivavano
troppo lontano.
Ed il mio cielo l'ho chiamato cuore,
perché mi piaceva toccarci dentro il sole
con la mano.
Non ho mai avuto un alfabeto tranquillo, servile,
le pagine le giravo sempre con il fuoco.
Nessun maestro è stato mai talmente bravo,
da respirarsi il mio ossigeno ed il mio gioco.
Ed il lavoro l'ho chiamato piacere,
perché la semantica è violenza
oppure è un'opinione.
Ma non è colpa mia, non saltatemi addosso,
se la mia voglia di libertà oggi è anche bisogno
di confusione.
Ed il piacere l'ho chiamato dovere,
perché la primavera mi scoppiava dentro
come una carezza.
Fondere, confondere, rifondere
infine rifondare
L'alfabeto della vita
sulle pietre di miele
della bellezza.
Ed il potere
nella sua immensa intelligenza
nella sua complessità.
Non mi ha mai commosso
con la sua solitudine
non l'ho mai salutato come tale.
Però ho raccolto la sfida,
con molta eleganza e molta sicurezza,
da quando ho chiamato prigione la sua felicità.
Ed il potere da quel giorno m'insegue,
con le sue scarpe chiodate di paura.
M'insegue sulle sue montagne,
quelle montagne che io chiamo pianure.

 

Canzone dell'amore o della precarietà

Precarietà ci punta un dito sulla schiena,
il suo ricordo ci addolora,
la sua presenza ci spaventa
e se le mani si toccano senza comprensione,
il gioco vince dieci volte,
perde forze, l'immaginazione salta
di palo in frasca tra noi due.

Domani sarà un giorno senza numeri
i tuoi vestiti scalderanno un altro.
E l'unica felicità che oggi la scienza,
della vitalità può concepire registrare,
sopra un treno, su un giornale, registrare ...
La quiete la tempesta il temporale,
il girotondo del respiro strano,
in questa vita distratta ed interrotta,
però bacerebbe ogni angolo deserto,
della tua bocca e della tua mano,
della tua bocca ...

 

L'amore ai tempi del fascismo

Guardare bene dove mettere i piedi
Per non calpestare le righe,
Contare sempre da uno a dieci
Prima di far saltare le dighe
Guardare in alto, a destra, a sinistra,
Come se fosse una cosa importante
Aspettare fumando per più di due ore,
Maledicendo una donna intrigante
E due bonghisti neri
E due carabinieri
Che li guardano come
Se fossero stranieri...
Non è rabbia per niente
E neanche cinismo
E' il cielo di Bologna
Questo, questo è l'amore ai tempi del fascismo.

Farsi scoppiare tutto il tempo tra le mani
Per paura di non riuscire a fare niente
Per ritrovarsi in una specie di domani
Pieno di persone che sembrano "gente",
Mettere in fila dei pensieri colorati
E tenerli insieme con parole di cristallo,
Poi il mio cappotto
Che ha gli angoli slabbrati
E il tuo tramonto che diventa troppo giallo
E due lavavetri polacchi
Che lavano nel niente,
Nei tuoi figli, nelle tue mogli,
Nel tuo respiro indifferente...
Non è rabbia davvero
E nemmeno arrivismo
E' il freddo di Bologna
Questo è l'amore ai tempi del fascismo.

Vedere poi tutti i paesi illuminati
Più dall'orgoglio che dalla luce,
Le case bianche figlie delle colline,
di una piacevole assenza di voce,
In cui andiamo a ricoverarci
Come malati allo stadio terminale
Quei letti bianchi, i pochi ospedali
In cui è possibile almeno stare male
E i due bonghisti neri,
E venti carabinieri
Che battono il piede assorti
Nei loro pensieri...
Non è rabbia per niente
E non è più leninismo
E' il ritmo di Bologna
Questo è l'amore ai tempi del fascismo.

Accarezzare la poesia con le tue dita
Per inghiottire
Lunghi giorni di silenzio,
Riccioli biondi incatenati ad una vita,
Piombo d'argento
In fondo a lacrime d'assenzio...
E due zingari slavi
Costretti dalle chiavi
A chiudere per sempre il violino
Con i suoni che tu amavi
Non è disperazione
E neanche dolore
E' il vento di Bologna,
Questo è il fascismo
Al tempo dell'amore

 

Borghesia

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.

Sei contenta se un ladro muore o se si arresta una puttana
se la parrocchia del Sacro Cuore acquista una nuova campana.
Sei soddisfatta dei danni altrui ti tieni stretta i denari tuoi
assillata dal gran tormento che un giorno se li riprenda il vento.
E la domenica vestita a festa con i capi famiglia in testa
ti raduni nelle tue Chiese in ogni città, in ogni paese.
Presti ascolto all'omelia rinunciando all'osteria
così grigia così per bene, ti porti a spasso le tue catene.

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
io non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.

Godi quando gli anormali son trattati da criminali
chiuderesti in un manicomio tutti gli zingari e gli intellettuali.
Ami ordine e disciplina, adori la tua Polizia
tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare.
Sai rubare con discrezione meschinità e moderazione
alterando bilanci e conti fatture e bolle di commissione.
Sai mentire con cortesia con cinismo e vigliaccheria
hai fatto dell'ipocrisia la tua formula di poesia.

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
io non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia. 

Non sopporti chi fa l'amore più di una volta alla settimana
chi lo fa per più di due ore o chi lo fa in maniera strana.
Di disgrazie puoi averne tante, per esempio una figlia artista
oppure un figlio non commerciante, o peggio ancora uno comunista ... ex
Sempre pronta a spettegolare in nome del civile rispetto
sempre fissa lì a scrutare un orizzonte che si ferma al tetto.
Sempre pronta a pestar le mani a chi arranca dentro a una fossa
e sempre pronta a leccar le ossa al più ricco ed ai suoi cani.

Vecchia piccola borghesia, vecchia gente di casa mia
per piccina che tu sia il vento un giorno, forse, ti spazzerà via.