La Tribuna di Treviso - 13/04/1999
L’ultimo album del cantautore progettato da Flavio Carretta e Maurizio Barbon
<<Sono capitani coraggiosi, alla cui stima e al cui affetto devo l’arrivo in porto di questo album>> spiega lo stesso Lolli. Un viaggio in Italia che è anche un piccolo viaggio nel tempo: dagli anni ’70, con le splendide riletture di classici come <<Ho visto anche degli zingari felici>>, <<Michel>>, <<Aspettando Godot>>, alle nuovissime e inedite <<L’amore ai tempi del fascismo>>, <<L’amore è una metamorfosi>>, <<Vorrei farti vedere la mia vita>>, passando per quella <<Keaton>> scritta a quattro mani con Guccini. Arrangiamenti di qualità e firme musicali prestigiose. Dal fedelissimo compagno di viaggio Paolo Capodacqua, che nel disco suona anche due proprie canzoni all’organetto di Ambrogio Sparagna, al fingerpicking delle corde di Andrea Carpi.
Lolli resta interprete di rara sensibilità. La rabbia e la malinconia di un tempo, a 48 anni, sembrano distillarsi nella coscienza di un’estraneità ai ritmi e ai <<valori>> materiali imperanti nella società di oggi. L’artista resta coerentemente refrattario, non omologato, lontano mille miglia dallo show business. E nella vita e nell’amore cerca ancore segnali positivi: l’affetto, l’amicizia, il sociale, il politico. Senza enfasi, con una impressionante lucidità, ma soprattutto con la sua poesia. Intatta, anzi migliore con il passare degli anni. Che non concede nulla al superfluo: e lo confessa lo stesso cantautore, quando racconta la sua tecnica di sottrazione, di asciugamento dei testi. Ma come nasce questo legame fra Lolli e la Marca? <<Tre anni fa lo avevo invitato ad un concerto ad Arcade, con Bertelli e D’Amico, per ricordare Roberto Poletti – racconta Carretta – e da quella serata è nata una grandissima amicizia. Anche nei giorni scorsi Lolli è venuto a trovarmi, è rimasto qui alcuni giorni, ha girato Treviso e la Marca. Ha visto dal vivo anche Gentilini…>>. E continua: <<Per me Lolli è sempre un punto di riferimento, sin dagli anni ’70. Con Capodacqua e Barbon, subito dopo quel concerto, è nata l’idea di questo progetto. Lolli? Lo so, sembra un po’ orso, si porta dietro un’immagine di uomo malinconico. E invece è divertente, possiede un’autoironia…>>
Andrea Passerini