La Nuova 14-06-1999
Successo a Cagliari per gli spettacoli di Lolli e Senio Dattena
Il bello di una poesia cantata
CAGLIARI. Una delle battute più belle di Ettore
Petrolini che cercava di scavare dentro il linguaggio, dentro le parole, per
scoprirne le ambiguità più profonde era questa: "Ieri sono andato in un
cantiere, non cantava nessuno". Eppure, miracolo, l'altra sera al Cantiere
comunale di Quartu (dove il Palazzo d'Inverno propone alcuni degli spettacoli
della sua rassegna Q/Art) c'era qualcuno che cantava. Ma non solo. Cosa ancora
più rara sui palcoscenici del nostro Paese, c'era un poeta, un vero poeta, che
"diceva" i suoi versi. Il cantante - Claudio Lolli - è uno di quelli
che hanno segnato potentemente con le loro canzoni gli anni Settanta, l'epoca di
una delle generazioni più inquiete nella storia di questo Paese. Il poeta -
Gianni D'Elia - è ormai un poeta "laureato" con le sue raccolte
pubblicate da Einaudi e le traduzioni di Baudelarie, Valery, Rimbaud. Insieme a
loro sul palco il bravo chitarrista Eugenio Capodacqua che ha accompagnato i due
artisti nel corso di una serata che ha emozionato gli spettatori presenti. La
struttora dello spettacolo molto semplice - e per questo affascinante -
alternava la lettura delle poesie alle canzoni di Lolli, creando un singolare
intreccio fra la parola poetica di D'Elia - che partendo dall'osservazione
minuta del quotidiano approda spesso nel territorio, purtroppo desueto e
inattuale, della poesia civile - e i testi di Lolli che conservano intatta la
forza e l'energia del passato, con in più, nelle opere più recenti, un accento
forse più intimo e poetico. Serata emozionante si diceva all'inizio per la
qualità dei due artisti, per i tanti temi che sono affiorati, non ultimo quello
più attuale e necessario, in questio giorni, della pace. Se Lolli accendeva il
pubblico con il suo chitarrista, richiamando solo alla fine - come da un passato
remoto - i suoi "zingari felici" o quella "vecchia piccola
borghesia" che un giorno "forse, probabilmente" - dice
ironicamente il cantante - il vento "spazzerà via", D'Elia restava
dentro quello "strano qui e ora" ma senza nessun poetico distacco.
In fine di serata nella Casa Olla abbiamo assistito al primo frammento del
"Trittico Notturno" dal titolo "Non fu certo per il sesso che
l'ami perdutamente", scritto e diretto da Senio G.B. Dattena e recitato,
con adesione al dettato registico, da Maria Loi e Marco Cargiulo. Un'operina
singolare che il pubblico ha molto applaudito. Un uomo e una donna che sul palco
si "sputano" addosso i loro dialoghi che per Dattena sono
"Grotteschi e surreali ... portatori di malattie contagiose, perversioni ed
altre schifezze". Dialoghi che in realtà sembrano, nella loro criptica
vacuità, strappati dalla commedia di uno Ionesco tentato dal tema della
perversione. Le scene che citano da lontano un interno alla Francis Bacon sono
di Bruno Meloni, il costume della donna di Nicoletta Porcu e Anja Mejer, gli
interventi pittorici di Antonio Cacciuto.