L'Arena - 25/08/1999
Un
cantautore storico che gode ancora di una fama meritata
Lolli, con nostalgia
Nelle sue canzoni rivivono gli anni Settanta
La voce si e' un filo arrochita, magari
perdendo qualcosina in fluidita' e modulazione, probabilmente anche per la
diminuita consuetudine al palcoscenico. La stessa forse, ma forse, e' un po'
anche un vezzo, un mettere apparentemente un po' i distanza che lo spinge a
leggere da un libretto le parole delle sue canzoni, come se le avesse
dimenticate. E il canto, in effetti, a tratti e' piu' vicino al parlato: vedi il
brano iniziale. "Viaggio", addirittura del 1973, i nuovi arrangiamenti
di certe vecchie canzoni, per esempio "Ho visto degli zingari felici",
"Angoscia metropolitana", "Borghesia" oltre a tutto, tendono
quasi a voler spezzare l'antica linea melodica, e per lo piu' non sembrano
affatto necessari. Altrove, per esempio in "Dita" par quasi che si
sofrzi, in maniera un po' goffa, di cantare con un'aggressivita' funky, come se
volesse far vedere che non e' fuori dal tempo, ancorato ai vecchi stilemi
espressivi da classico cantautore anni '70. Con tutto cio' Claudio Lolli in
concerto l'altra sera alla Festa dell'Unita', accompagnato dalla chitarra di
Paolo Capodacqua (con cui ha lavorato anche per "Viaggio in Italia",
la sua ultima uscita sul mercato discografico, prodotta e arrangiata da Mimmo
Locasciulli), davanti ad un pubblico abbastanza numeroso, non ha affatto deluso,
confermandosi per noi, anzi, uno degli esponenti di maggior talento della
seconda generazione cantautoriale italiana, quella degli anni '70, delle
discussioni sulla cultura operaia, dell'laternativa tra ideologia e
organizzazione, degli amori personali mescolati, quasi sempre con esiti poco
armonici, a quelli per Togliatti o alle sfilate per il Vietnam. "Scontroso
e solitario nella sua affollatissima solitudine" ci e' sempre parso Lolli,
per citare una sua stessa espressione, peraltro non dichiaratamente riferita a
se', usata in una sua raccolta di racconti pubblicata qualche anno fa. Ci ha
sempre colpito, snche al concerto dell'altra sera, la forza, l'intensita'
drammatica delle parole cantate e delle musiche pensate da questo menestrello
urbano colto e lucidissimo. Ci ha colpito la sua capacita' di trasportare su un
paino collettivo, se non universale, la vicenda particolare, privata se non
necessariamente personale, proverbialmente privilegiando, con autoconsapevolezza
spietata e disarmante, situazioni emotive non propriamente da allegra
festicciola (sulla sua "sinistra" fama, Lolli ha scherzato con la
consueta, tagliente ironia: "Contesto", ha detto tra il serio e il
faceto, "la mia nomea di cantante sempre malinconico: anche se non mi
riuscirebbe cosi' facile, nemmeno oggi, scrivere cose tipo 'penso positivo'"...
Quindi ha attaccato con "Io ti faccio del male", una canzone
sull'amore ovviamente intriso di spine). Avvolte in quel retroterra sonoro
abbastanza semplice, caratterizzato da abbondanza di accordi aperti e ipnotici,
"recitate" con quella dizione abbastanza singolare, per un bolognese,
e molto attenta alla sottolineatura della parola, sono tante le canzoni notevoli
scritte e cantate da Lolli, alcune riproposte anche alla festa dell'Unita':
"Analfabetizzazione", "Ho visto anche degli zingari felici",
"Anna di Francia", "Borghesia" (per quest'ultima, una
precisazione, ancora tra il serio e il faceto, Claudio ha ammesso di non averci
azzeccato molto, e che il brano... dimostra i suoi anni). Spazio anche a omaggi
a Georges Brassens (e anche nel modo di cantare Lolli ha accentuato i suoi
evidenti amori per gli chansonniers, tanto da ricordare in qualche caso anche l'espressivita'
di Paoli), a Piero Ciampi, alla canzone politica italiana (il pezzo noto come
"Quella sera a Milano era caldo" o la "Ballata di Pinelli").
Applausi di sincero gradimento per un cantautore oggi "storico", che
gode di un piccolo culto di nicchia, ma che, secondo noi, non e' stato
sufficientemente valorizzato, soprattutto se confrontato con alcuni suoi
coetanei colleghi, di maggior successo ma di minor talento.
di Beppe Montresor