La Provincia 28-10-1999


RITORNI. In novembre sarà in concerto in Brianza un artista che non si è mai piegato alle logiche del mercato discografico

Cantù unica data lombarda di Claudio Lolli

Il Club All'una & 35 corca rispesca il cantautore che caratterizzò gli anni Settanta

Al club canturino All'una & trentacinque circa di via Fossano 20 l'unica data lombarda della tournèe di Claudio Lolli.
Uno dei più importanti e ricordati autori degli anni Settanta, sarà di scena venerdì 5 novembre (per prenotazioni e informazioni telefonare allo 031/714448).
Autore di dischi importanti come "Aspettando Godot" e il celeberrimo "Ho visto anche degli zingari felici", Lolli non si è mai piegato alle logiche di mercato e non ha mai rinunciato, nei suoi testi, all'impegno politico così come a una visione cupa, a volte perfino disperata della vita. Anche per questo, forse, la sua popolarità è andata scemando negli Ottanta, quanto il trionfo dell'effimero mandava in classifica tutta la muzak senza spessore che ora chiede nuovamente spazio grazie al revival (da Sandy Marton in giù, per intendersi). Lontano dalle ribalte, Lolli si è dedicato all'insegnamento, ha scritto libri e ha continuato a pubblicare dischi, uscendo dal mercato ufficiale per raggiungere un'indipendenza completa.
Fu il suo primo album "Aspettando Godot", a lanciarlo, con dei classici che hanno fatto epoca come il brano omonimo, "Michel", "L'isola verde", "Angoscia metropolitana" e, soprattutto, "Borghesia" ("per piccina che tu sia / non so dir se fai più rabbia / pena, schifo o malinconia"). A metà tra i nuovi cantautori che spuntavano come funghi (i vari Guccini, De Gregori, Bennato) e la musica popolare militante di Paolo Pietrangeli, Ivan Della Mea e Giovanna Marini. Tendenza confermata anche dai successivi "Un uomo in crisi" e "Canzoni di rabbia", che allineano un'altra fila di canzoni note pervase da una tristezza quasi tangibile: "Io ti racconto", "Morire di leva", "Prima comunione". Poi, nel 1976, il capolavoro, "Ho visto anche degli zingari felici", che si snoda come una lunga ballata, colonna sonora degli anni di piombo vissuti in un'ottica privata che tenta di essere il più possibile consapevole. Un disco considerato tra i più importanti incisi in Italia in quegli anni, anche grazie alla bontà delle musiche, frutto (esperienza inedita per un cantautore) di arrangiamenti collettivi, di "Anna di Francia", "Piazza bella piazza" e "La morte della mosca". Sulla falsariga anche l'eccellente "Disoccupate le strade dai sogni", oggi purtroppo introvabile come molti suoi lavori, che propone la nuova satira "La socialdemocrazia". Alla luce della seconda repubblica (?) questi temi possono sembrare sorpassati, ma offrono comunque uno spaccato lucido e incancellabile della realtà nostrana dell'epoca. Dopo "Extranei" e "Antipatici Antipodi" (con una bella copertina di Andrea Pazienza) la produzione si interrompe per cinque anni, anche se il nome di Lolli fa capolino dietro una delle più belle canzoni registrate dall'amico Guccini, "Keaton". "Claudio Lolli" e l'antologia "Nove pezzi facili" riprendono le fila di un discorso portato avanti oggi da "Le intermittenze del cuore" e dall'eccellente "Viaggio in Italia", realizzato con il chitarrista Paolo Capodacqua e con un altro amico e collega, Mimmo Locasciulli. Brani vecchi e nuovi per fare il punto su un artista caparbio, dotato e importante.