L'Unità - 20/03/2008


Lasciate libera la parola, raccontate una storiaCon il tour "Poesia e Rivolta" il cantautore e il gruppo Rock hanno avuto un'ottima accoglienza e un pubblico di più generazioni. Così torneranno insieme
Quando l'amicizia fa davvero la forza: Claudio Lolli e Gang, provateci ancora

di Giancarlo Susanna

L'unione fa la forza. Quante volte i luoghi comuni dimostrano di essere veri? E' accaduto a Claudio Lolli - uno dei grandi della nostra canzone d'autore - e ai fratelli Marino e Sandro Severini - ovvero i Gang, veterani del "nuovo rock italiano" - quando hanno voluto proporsi insieme in una serie di concerti. L'accoglienza calda di chi li ha ascoltati li spinge ora a voler ripetere l'esperienza di una collaborazione che affonda le sue radici in una vecchia e salda amicizia.

"Io e Marino ci conosciamo da tanto tempo - dice Claudio Lolli - e abbiamo delle sintonie da sempre. Anche se lo stile può essere un po' diverso, l'attenzione al mondo credo che ci accomuni. Ne parliamo in modi complementari, ma ne parliamo da sempre. Abbiamo sempre come punto di riferimento quello che succede nel mondo. Non parliamo solo d'amore". Con Claudio ci conosciamo ormai da molti anni - aggiunge Marino Severini - Anni durante i quali ci siamo incrociati in qualche camerino o in qualche autogrill in autostrada, abbiamo cantato sullo stesso palco insieme allo stesso pubblico, ci siamo seduti allo stesso caffé o ristorante. Abbiamo inciso Borghesia in Dalla parte del torto, un suo album uscito nel 2000. Soprattutto abbiamo in comune un carissimo amico, Flavio Carretta. Lui ci ha dato il "la" per questa avventura. Anche il tour è stato battezzato dal figlio di Flavio, Simon, che è giovanissimo. E' stato lui a dire, "si potrebbe chiamare Poesia e Rivolta". I giovani ne sanno sempre una in piu' dei... vecchi. Per me e per Sandro è senza ombra di retorica un grande onore far parte di questa "compagnia". Lolli è stato con le sue canzoni la colonna sonora della nostra "meglio gioventù". Io avevo vent'anni nel '76 e Sandro 17, oggi cantare e suonare con lui Gli zingari felici è una gran bella emozione. E con Lolli c'é Paolo Capodacqua, un bravissimo chitarrista, ce ne sono pochi in Italia al suo livello. Lui riesce a tessere vesti regali attorno alle parole di Claudio".

L'accenno di Marino Severini ai giovani sottolinea tra l'altro una delle caratteristiche di questi concerti: la disparità di età nel pubblico. Non solo coetanei di Lolli e dei Gang, ma anche e soprattutto giovani. Curiosi. Attenti a cogliere la diversità di suoni e parole "altri" rispetto a quel che passa il convento dei media musicali. "Se il nostro pubblico fosse composto solo da nostri coetanei, questi concerti non li farei - ci conferma Lolli - Nè quelli che faccio da solo né quelli con loro. Ci sono persone della nostra età, ma anche molti ragazzi. Ricordo che una volta un mio studente (Lolli è insegnante, n.d.r.) mi disse, "Prof. la saluta mia madre, che è una sua fan". Ho detto, "Grazie" e poi dentro di me mi son detto, "La volta che qualcuno mi dice "La saluta mia nonna", smetto. Se avessi la percezione che è una questione di nostalgia e di rimpianto di cinquantenni che vengono lì per ricordarsi come eravamo, allora no". "I versi di Claudio assomigliano ancora a fraseggi e accenti di saxofono che volano leggeri e liberi come uccelli in un cielo che si addensa di nuvole e si prepara al temporale - conclude Marino Severini - Le nostre sono le parole degli sconfitti ma invincibili. Quelle con le quali cantiamo le storie incontrate per le nostre strade. Una lingua che sa di fisarmoniche sull'aia e di chitarre distorte, memoria contadina ed epica operaia, memoria di rivolta. Insieme si fa festa, non quella dello spettacolo ma quella della canzone attorno al fuoco. E si stringono attorno a questo fuoco generazioni diverse, padri e madri, figli e figlie. E si sorride, ci si indigna, si denuncia, si promette, si spera, ci si stringe intorno ad una "cosa" che di tutto ciò vive e si nutre e si disseta, si fa pane e vino, per essere condivisa: una canzone, cultura, appartenenza. E' cioò che accade ogni sera".